A colloquio con... Catello Parmentola

Pubblicato il 28 Settembre 2014

A colloquio con... Catello Parmentola

Avete presente il carismatico professor John Keating? Quello del film l’Attimo Fuggente? E’ a lui che penso ogni volta che mi viene in mente il professor Catello Parmentola, un professore che non spiega ma illumina, il cui carisma ho avuto la fortuna di incontrare nel mio percorso formativo all’IIPR di Napoli, dove, ancora oggi, (in)”SEGNA” la vita di ciascun discente che ha la fortuna di incontrarlo nel proprio percorso formativo. Dotato di ironia, profonda umiltà e acuta intelligenza, il professor Parmentola, psicologo e psicoterapeuta, (attualmente parte del Team del Servizio di Diabetologia territoriale della ASL 2 di Salerno all’interno del quale è anche responsabile per la Qualità) è clinico, docente, pubblicista e i suoi libri vertono spesso sui temi epistemologici e deontologici delle discipline sanitarie, essendo tra gli autori del primo codice deontologico dell'Ordine Professionale degli Psicologi…

Oggi il mio blog ha la straordinaria fortuna di ospitarlo tra le sue pagine…

Se dovesse definire il mestiere di psicologo direbbe "lo psicologo è colui che…

"… che media e negozia, in modo abile e romantico, La Relazione di Ognuno con Se Stesso ed il Mondo, … che cerca, con curiosità, tranquillità e piacere, nel Mare della Complessità, nella Psicologicità della Relazione, nel Regno del Dicibile (nel Regno Dicibile), il più prezioso dei tesori, il suo autentico e meraviglioso Oggetto professionale: il Soggetto."

Cos’è per lei la deontologia?

"La Deontologia è l’insieme di principi, regole e consuetudini che ogni gruppo professionale si dà e deve osservare, nell’esercizio della sua professione. Essa sovrappone tre dimensioni: l’etica, la scienza e la società."

Quanto conta la deontologia nella nostra professione?

"La Deontologia, con i suoi strumenti formali, descrive i corretti (gli obblighi) e gli scorretti (i divieti) incroci tra funzioni umane e funzioni professionali.Introducendo le funzioni umane, la deontologia intercetta il Soggetto professionale (la persona dello psicologo) e quindi, inevitabilmente, l’Epistemologia. Da un altro versante, introducendo norme e regole, la deontologia fa accedere alla codificazione dei contesti e quindi, in ultima analisi, alla cultura istituzionale, contribuendo a rendere la professione dello psicologo una professione adulta. Quindi, più che sottolinearne l’ovvia utilità pratica, mi piace considerare in che modo può contribuire a dotare il singolo psicologo di strutture che lo renderanno senz’altro più appropriato in ogni sua dimensione tecnico-professionale."

C'è un articolo del Codice il cui rispetto ritiene sia più importante e doveroso?

"Il 3 ed il 34, informati di etica attiva, perché aiutano i giovani colleghi nell’identificazione professionale; il 31, perché tutela ‘la parte più debole’, il Minore, e, soprattutto, il 4 che, per la sua laicità culturale, nel segno dell’inclusione tollerante, è l’articolo più ‘psicologico’ del Codice."

Quali sono i “dilemmi” più frequenti per uno psicologo in deontologia e perché?

"Circa la metà delle segnalazioni e dei procedimenti disciplinari riguarda psicologi che operano in ambito giuridico. Se deontologicamente la psicologia giuridica è la zona più scivolosa della psicologia,
la psicologia forense è la zona più scivolosa della psicologia giuridica, e il minore è la zona più scivolosa della psicologia forense.I colleghi si devono confrontare con casi delicati in un contesto confliggente e regolato da norme complesse, dove operano altre professionalità forti
Bisogna possedere una forte competenza sia di natura psicologico - clinica che di procedure giuridiche, e spesso la competenza non è sufficiente per affrontare gli snodi deontologici…Ci sono diversi contesti giudiziari (penale, civile, minorile), molte diverse “vesti” professionali (consulente, perito, operatore di un servizio sociale o sanitario, giudice onorario), molti diversi interlocutori, che incrociandosi possono produrre decine di sottordini e fattispecie, con rischi di slittamento e conseguenti comportamenti scorretti…

In una tale complessità, la comunicazione è fondamentale: andrebbe chiarito ogni volta in quali termini si pone quel contenuto (per esempio il segreto professionale)
in quella specifica fattispecie. Il minore è la zona più scivolosa della psicologia forense perché non si istituisce solo
un contesto confliggente tra le parti, bensì anche nella parte. Lo psicologo – perito di parte, può avere infatti, come psicologo e come perito, due assoggettamenti diversi:
da un lato la prioritaria tutela del minore, dall’altro la fedeltà alla parte.Quando i due assoggettamenti confliggono, quale dovrebbe prevalere? In che misura lo psicologo che va nel forense, smette i propri linguaggi, il proprio stato formale, i propri vincoli (p. e. deontologici), per assumere linguaggi, stato e vincoli propri di quel contesto? Ecco i dilemmi che ci espongono di più."

Lei è tra gli autori della prima stesura del Codice Deontologico, cosa ricorda di quel periodo?

"Al netto del lavoro e di quel senso di ‘costruzione’ che informava quella stagione istitutiva, ricordo i grandi personaggi che ho avuto il privilegio e l’onore di avvicinare.Soprattutto, un’emozione identificativa è stata costituita dall’incontro con Erminio Gius, Direttore del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Padova, una figura eminente nella storia della psicologia italiana. Questo incontro ha segnato ogni aspetto della mia vita professionale: senza neanche immaginare fino a che punto, Gius ha esercitato un paternage professionale e scientifico decisivo. Ha ‘deciso’ lui che io dovessi ‘scrivere’ perché ‘ero bravo’, mi ha sollecitato ed incoraggiato fino a che non ho dato alle stampe nel 2000, per la Giuffré, Il soggetto psicologo e l’oggetto della psicologia. Per me sarebbe stato già tanto, ma Erminio Gius, con il suo delicato mentoring, non mi ha comunque mai più consentito timidezze o ripiegamenti, riprendendomi ogni volta dagli empasse scientifici od esistenziali, e sollecitandomi il libro successivo, nel 2003 sempre per la Giuffré: Prendersi cura - il soggetto psicologo ed il ‘senso dell’altro’ tra clinica e sentimento.

Poi sono venuti Curare la cura - l’elusione del Corpo, della Parola, del Tempo e della Morte nel Mondo e nella relazione clinica, e tanta altra pubblicistica che ha ‘portato’ gli insegnamenti universitari e nelle Scuole di Specializzazione, ed una individuazione ‘molto oltre me e le mie fantasie’ come deontologo, epistemologo ecc. Ma, senza l’incontro con il mio grande Maestro e mentore Erminio Gius, tutta la mia storia professionale avrebbe avuto cabotaggi del tutto diversi.Luis Chiozza sostiene che ognuno di noi vive come se dovesse rispondere della propria vita a ‘qualcuno’ (Lacan direbbe di reale, simbolico o immaginario) che ne ha la pratica sulla propria scrivania. La mia ‘pratica’ è sempre stata sulla scrivania di Erminio Gius, anche se lui non ha mai immaginato una cosa del genere e, se glielo dicessi, forse non ci crederebbe."

Di cosa è “manchevole” ancora, ammesso che lo sia, il Codice Deontologico?

"È manchevole su molti versanti di modernità, a partire dalla struttura e dal linguaggio, a tante insufficienti integrazioni in senso europeo e non solo.Tant’è che, 7-8 anni fa, fu radicalmente revisionato in tal senso. L’Osservatorio estese un bellissimo nuovo Codice del terzo millennio, comprensivo anche di un testo per il giuramento di ogni psicologo nuovo iscritto. Ma, per stupidi e ‘politicanti’ contenziosi, questo nuovo Codice giace nei cassetti del Consiglio Nazionale dell’Ordine, ‘abbandonato’ in qualche sua falda segreta."

"Se si è distinti non c'è bisogno di essere distanti"

Scritto da Roberta De Martino

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