A colloquio con ... Francesco Canevelli

Pubblicato il 27 Aprile 2015

A colloquio con ... Francesco Canevelli

Una delle tante fortune di essere allieva didatta della sede di Napoli dell’IIPR (Istituto Italiano Psicoterapia Relazionale) è quella di potermi confrontare con formatori di grande spessore, che mi hanno sempre insegnato e mostrato come essere una brava psicoterapeuta richieda un costante esercizio da compiere su di sé, un continuo mettersi in gioco con umiltà e generosità. Francesco Canevelli è tra i docenti che fanno parte del mio fortunato “patrimonio formativo psicoterapeutico”: nei mei “cromosomi psico” c’è, infatti, anche tutto ciò che questo docente, pur essendo un didatta di un’altra sede (quella romana), ha voluto insegnarmi con enorme prodigalità e passione, senza risparmiarsi mai. Ed è per questo che oggi mi fa molto piacere invitarlo a mettersi nuovamente in gioco, tra le pagine del mio blog, con questa intervista, che fa seguito a un workshop sulla coppia, da lui condotto di recente presso la sede di Napoli dell’IIPR, proprio per dare l’occasione, a chi non ha potuto presenziare a questo bel momento formativo e trasformativo, di recuperare la preziosa opportunità e di conoscere meglio da vicino un piccolo grande pezzetto del mio bagaglio formativo.

Si presenti brevemente…

Ho 63 anni, sono uno psichiatra, psicoterapeuta sistemico-relazionale, mediatore familiare. Ho lavorato a lungo nei Servizi di Salute Mentale. Oggi esercito la libera professione: sono Direttore del Centro per l’età evolutiva di Roma, svolgo spesso Consulenze Tecniche per il Tribunale Ordinario e per il Tribunale dei Minorenni, insegno presso l’IIPR di Roma

Quale il processo che porta alla costituzione di una coppia?

Nell’attuale cultura occidentale l’aspettativa largamente condivisa è che la coppia si formi a partire dall’esperienza dell’innamoramento. E’ un’esperienza che nasce dai “bagagli” che ciascuno dei due partners porta con sé, e che ha lentamente messo insieme all’interno delle relazioni affettive, familiari e non. Si tratta di bagagli complessi, articolati, fatti di bisogni, di desideri, di ricerca contemporanea del simile e del diverso, con l’obiettivo del raggiungimento di una maggior “completezza” di sé e di una migliore, più ampia e gratificante definizione della propria identità. I rispettivi “bagagli” spingono verso la ricerca di un altro “ideale”, che svolga le funzioni cui accennavo. Il percorso successivo, il compito che la coppia ha, a partire dall’esperienza dell’innamoramento, è quello della costruzione di un legame che tenga insieme gli aspetti idealizzati dell’altro e l’incontro/scontro con le sue caratteristiche “reali”, i suoi bisogni, i suoi “gusti”, le sue aspettative. Quindi, in qualche modo, il processo di formazione della coppia passa sempre, direi che DEVE passare anche attraverso l’esperienza delle DELUSIONI, che si affiancano e coesistono con l’idealizzazione dell’altro sperimentata nell’innamoramento.

Quali sono le problematiche più frequenti con cui le coppie giungono nello studio di uno psicoterapeuta?

Oggi le richieste di aiuto delle coppie riguardano soprattutto la dimensione della “crisi”, l’incertezza rispetto alla continuità del legame, la minaccia della rottura. Si tratta di momenti di grande sofferenza, che spesso vedono i due partners assumere posizioni diverse, a volte opposte, nei confronti del mantenimento della relazione, con i conseguenti sentimenti di rancore o di “tradimento”, che spesso coincidono con la “scoperta” di tradimenti. Non sempre però queste “scoperte” portano alla rottura del legame, ma a volte fungono da motivazione per la ricerca di equilibri nuovi e più soddisfacenti. Naturalmente, oltre alle richieste di aiuto sulla “crisi” non mancano le più “classiche” richieste relative all’insorgere di problematiche di tipo sessuale o all’emergere di conlitti in aree significative della relazione di coppia (la decisione di avere figli, l’area lavorativa, i rapporti con le famiglie d’origine, l’educazione e la gestione dei figli)

La coppia “scoppia” sempre prima o poi?

La coppia “scoppia” spesso, anche se non sempre. Sono molto forti oggi le istanze di “felicità” la cui realizzazione viene affidata al rapporto di coppia. Si potrebbe anzi dire che prevale una sorta di aspettativa di “perfezione” del rapporto stesso come condizione per la continua riconferma della propria appartanenza. Se queste sono le aspettative è chiaro che la loro delusione è altamente probabile: il problema, come accennavo prima, è rappresentato dal grado di tollerabilità dell’esperienza di delusione per ciascuna persona (grado assolutamente soggettivo) e, naturalmente, dall’entità della stessa rispetto ai limiti di accettabilità.

Qualcuno definisce la coppia come un “mostro a due teste” lei come la definirebbe?

E’ una definizione che uso spesso, anzi sono molto affezionato a questa immagine “mitologica”. I due partners devono costruire un NOI (quindi un’unità) che deve comprendere, ma anche mantenere separati i due IO di provenienza (quindi due entità distinte). L’eccessivo spostamento verso uno dei due estremi di questa polarità porta a forme disfunzionali o fallimentari di rapporto. L’annullamento dei due IO nel NOI come dimensione unica o prevalente della vita di coppia porta a forme “simbiotiche”, di fusione nell’altro, che resta idealizzato perché ci si riconosce nell’immagine del NOI (il NOI fa da “protesi” alle due individualità che restano poco definite). La prevalenza o l’unicità dei due IO porta invece al fallimento della costruzione della relazione di coppia, di quel NOI che fornisce sostegno, solidarietà, incontro passionale

Che ruolo ha secondo lei la sessualità nella costituzione di una coppia e nel suo buon funzionamento?

Dire un ruolo fondamentale sembra già riduttivo. L’incontro di coppia, l’esperienza dell’innamoramento così come l’ho descritta ha le sue premesse, affonda all’interno della sessualità, intesa come motivazione all’incontro con l’altro all’insegna del completamento di sé, del desiderio di “conquistare” l’altro, del bisogno di “perdersi” nell’altro. Altro poi è guardare al come ogni coppia gestisce la dinamica della sessualità, il suo “esercizio”. Da questo punto di vista entra in gioco la dimensione della “intimità”: una dimensione cruciale dello sviluppo psicologico umano e per questo così delicata per ciascuno e per ogni coppia. La gestione dell’intimità, compito obbligato per ogni coppia rispetto alla questione della definizione del “NOI”, trova “soluzioni” molto variabili. Può essere affidata in modo prevalente o addirittura esclusivo all’incontro sessuale, ma può essere anche vissuta attraverso modalità diverse, che non coinvolgono direttamente i rapporti sessuali, fino a situazioni limite di esclusione dello scambio sessuale.

Quanti tipi di coppie possiamo pensare nel 2015?

La risposta che viene immediata è: infiniti. Questo è vero soprattutto se facciamo riferimento ai modi, agli stili con cui le coppie declinano il compito fondamentale della definizione dell’equilibrio, della coesistenza del NOI e dei due IO. Ciò significa ad esempio che possono essere molto diversi i significati attribuiti da ciascuna coppia alla “formalizzazione” del rapporto o al suo mantenimento in forme non riconosciute socialmente. La tipologia si allarga ulteriormente se prendiamo poi in considerazione le coppie omosessuali. In definitiva, le modalità di articolazione e definizione del “mostro” coppia sono pressoché esclusivamente “nelle mani” dei suoi titolari: i riferimenti “esterni” di carattere normativo, consuetudinario, sociale in genere, tendono a perdere connotazioni “forti” o, meglio, trasmettono la connotazione “forte” dell’affidamento della definizione della tipologia della coppia ai suoi due protagonisti. Come ogni “libertà”, anche questa implica una maggior ricchezza e spinta maturativa e al tempo stesso maggiori carichi emotivi e responsabilità.

Non trova un po’ che le coppie stiano ai single come i fumatori ai non fumatori? Scusi la provocazione era un modo per invitarla a riflettere sul mondo dei single, che sembrano aumentare sempre di più in numero, secondo lei perché?

Raccolgo volentieri la “provocazione”. Così come per il fumo, essere in coppia o essere single rimanda alle “libertà” cui accennavo in precedenza. Questa costruzione sociale porta quindi ad enfatizzare l’aspetto della “scelta” rispetto a quello dell’obbligo. La dimensione dell’essere single ha quindi perso quella connotazione che inevitabilmente la collocava all’interno dei significati connessi con il “fallimento” della realizzazione personale non solo affettiva , ma anche sociale (nel senso del ruolo sociale atteso). L’aumento del numero dei single fa pensare quindi proprio alla maggiore variabilità dei modi di concepire e di vivere la relazione affettiva con l’altro orientata dalla sessualità. Non si possono escludere naturalmente all’interno di questa condizione esperienze di “rinuncia”, di “fallimento”, ma credo che oggi dobbiamo privilegiare il riconoscimento di posizioni “altre” all’interno dei percorsi di realizzazione personale. Quindi così come il fumatore e il non fumatore hanno bisogno l’uno dell’altro per definire la propria posizione, chi vive la dimensione coppia e coloro che scelgono quella di “single” hanno bisogno di riconoscersi reciprocamente in quanto portatori di risposte diverse nei confronti dello stesso tipo di istanza: quello del declinare il bisogno dell’appartenenza e quello dell’individuazione

Lei oltre ad essere didatta dell’IIPR è anche Presidente della Sipres? Ci spiega bene di cosa si occupa e cosa sono i Centri Sipres?

La Sipres è l’Associazione che si propone di “tenere insieme” tutti coloro che hanno vissuto, e vivono, la loro esperienza, didattica, formativa, terapeutica nell’ambito dell’IIPR. I soci sono quindi i didatti “storici”, quelli di più recente acquisizione, gli ex allievi che si sono specializzati presso l’Istituto e quelli che stanno svolgendo il loro percorso di Specializzazione. Non mancano poi soci che provengono da altre Scuole di formazione, ma che, in quanto psicoterapeuti sistemico-relazionali, possono chiedere di essere ammessi alla nostra Associazione.

Per dare uteriore forza alla dimensione di “rete” connessa con questa sua realtà, la Sipres sta promuovendo la costituzione di “Centri di psicoterapia relazionale sistemica” cui dare il proprio riconoscimento, che propongano sul territorio nazionale, in mdo collegato e garantito da standard di qualità condivisi, l’esperienza della psicoterapia sistemico-relazionale come forma privilegiata di intervento in varie condizioni di disagio e, più in generale, come stile di approccio alle realtà personali, familiari sociali. Ogni socio Sipres, insieme ad altri soci, può pertanto dar vita ad un Centro, chiedendo il riconoscimento della Sipres secondo l’apposito Regolamento.

Roberta De Martino

Scritto da Roberta De Martino

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Siamo una Coppia regolare italiana e pratichiamo lo Scambio di Coppia. Noi crediamo che le relazioni, se dobbiamo parlare di relazioni dovremo stare qui per eoni di distanza, questo perchè la relazione tra individui è l'aspetto più complesso che l'uomo deve affrontare per la sua evoluzione. Oltre 10 anni che siamo scambisti e ne abbiamo visti di ogni, ma tutto questo porta conoscenza, e la conoscenza porta crescita. Un Caro saluto
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